Point of no return
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Olio su tela 150 x 100 - (2012)
In quest’opera viene ripreso il tema che mi è più caro, trattasi della grande sfida che gli attuali Governi delle Nazioni stanno fronteggiando: le emissioni in atmosfera di gas inquinanti (CFC e CO2), con il conseguente buco nell’ozono e soprattutto l’effetto serra che avvolge il Pianeta Terra.
La scritta che campeggia al centro dell’opera “Humanity projected towards a point of no return” (l’umanità proiettata verso un punto di non ritorno), dovrebbe ancora una volta farci riflettere; le previsioni aggiornate che ci vengono trasmesse dagli studiosi sono drammatiche, con questo trend entro il 2060 la temperatura terrestre aumenterà di 4° C, assisteremo allo squilibrio di tutti gli ecosistemi, i ghiacciai delle calotte polari si scioglieranno, i mari si innalzeranno di 60 metri, intere nazioni e quasi tutte le principali città del mondo saranno sommerse.
Ci avviamo verso l’autodistruzione del Pianeta Terra in quanto i grandi inquinatori Cina, India, Usa, Russia, Giappone, etc. fanno poco o niente per ridurre le emissioni nell’atmosfera, anzi essi comprano quote di inquinamento dai paesi meno industrializzati per massimizzare la loro produzione, inquinando ancor più.
I risultati ottenuti sinora appaiono di ben poco conto, la sensazione è che non ci sia presa di coscienza effettiva della reale portata del problema, che deve essere affrontato seriamente, superando gli egoismi nazionalistici, comprendendo che la questione investe chiunque su questo pianeta e che se non si agisce con tempestività, inevitabilmente si arriverà presto ad una catastrofe, addirittura, ad un’apocalisse; questo è il monito lanciato, riprendendo un tema già trattato in altri lavori risalenti al 1970, con largo anticipo rispetto al protocollo di Kyoto.
Anche gli ultimi incontri di Copenaghen e recentemente a Doha sono stati molto deludenti e inconcludenti, il che non deve indurre ad una sterile rassegnazione, ma, piuttosto, ad insistere nella battaglia.
Nell’opera le due figure rappresentano i poteri forti che ci governano, le grandi lobbies che, senza un minimo di coscienza, ci stanno portando verso l’autodistruzione.
In prospettiva vengono rappresentate, come su un sipario, le conseguenze possibili:
al centro vi è una mela come simbolo della discordia; più giù tutti i grattacieli simboli delle grandi metropoli del mondo sommersi dall’acqua; volutamente aleggia un presagio di morte, perchè vuole essere un monito terrificante verso i poteri irresponsabili e nel contempo suscitare una reazione dentro di noi per unirci, ribellarci e combattere, di non accettare impassibili la fine del pianeta come fatto ineluttabile.
In questa come in altre opere si lancia un messaggio alla gente affinché si mobiliti per fermare questo crimine perpetrato dai “poteri forti” delle multinazionali e dei governi irresponsabili loro complici, prima che sia troppo tardi, prima che il danno sia irreparabile, per il futuro delle prossime generazioni, dei nostri figli!
Io Umanoide ?
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Olio su tela 110 x 160 - (1982)
Il discorso affrontato in questa opera si sviluppa a partire dal centro del quadro, dall’ingranaggio metallico che conferisce movimento all’intera figura, per esprimere il concetto dell’Essere robotizzato, tecnologizzato, disumanizzato; l’opera rappresenta l’esasperazione della civiltà contemporanea, guarda a colui che vive la propria esperienza quotidiana inserito nella dinamica delle catene di montaggio, una quotidianità esasperata, ripetitiva ed alienante, scandita dai medesimi movimenti, dai medesimi gesti, dalle medesime azioni.
Tuttavia, l’opera, al di là dell’esaltazione del movimento, della macchina, dell’azione - cosa che connota la poetica Futurista del Marinetti - evidenzia ciò che rimane di essa, il surrogato, l’aspetto negativo, il rovescio della medaglia.
La figura prorompe dallo spazio prospettico del background, cercando di sfuggire dal contesto in cui “si vede” costretta a vivere; è in ginocchio perché il sistema cerca di soggiogare l’essere umano, di asservirlo al proprio potere, al proprio sistema, di piegare verso se stesso chiunque ed ogni cosa; ma nello stesso tempo, la figura assume un atteggiamento fiero, imponente, rappresenta colui che, nonostante tutto, non si abbatte, non soccombe, cerca di uscire da questa morsa d’acciaio, lotta per non essere sopraffatto, si pone in una condizione di sfida nei confronti della società e del sistema, cerca di andare avanti e di farsi strada nella vita.
Come, in che modo?
Nella parte superiore del busto è raffigurata, non per caso, una spirale, simbolo della ”Immaginazione al Potere” movimento filosofico, culturale e sociale che ebbe grande risonanza negli anni sessanta, portato avanti dalla poetica dei Marcuse, Jerry, etc., che predicava la lotta contro tutte le forme di oppressione.
Affermava Walter Benjamin: “È solo per merito dei disperati, degli emarginati [di coloro che ancora non sono stati schiavizzati dal sistema] che ci è data una speranza”. Ebbene, il gesto del soggetto meccanizzato che domina il quadro è di rifiuto nei confronti della società che - come detto - cerca di assoggettarlo, di asservirlo al proprio potere, al proprio sistema.
La ragione ed il linguaggio non hanno la forza necessaria per opporre resistenza a questo modello di società organizzato. Ecco, quindi, che “l’immaginazione al Potere” diventa l’unico strumento capace di vedere le cose nell’ottica delle potenzialità, creando delle alternative.
“L’immaginazione al Potere” viene, inoltre, qui, rievocata ed intesa soprattutto come fantasia, creatività, come ultima àncora di salvezza per l’essere umano, in grado di farlo uscire dall’appiattimento totale della vita e dei suoi valori fondamentali.
La fantasia, la creatività possono tracciare per noi, una vita parallela ed alternativa, più ricca di valori e di contenuti, in contrapposizione a quella civiltà consumistica, propagandata dai mass-media, che, di continuo, ci bombardano e ci propinano solo spazzatura.
La figura al centro dell’opera cerca di “farsi largo” a forza di spallate, di sfuggire da questa morsa - sintetizzata simbolicamente dai grattacieli di Manhattan proprio perché, negli ultimi decenni del secolo scorso, gli USA hanno rappresentato il massimo sviluppo della tecnologizzazione, delle sue problematiche e delle esasperazioni connesse - cerca di aprirsi una strada nella vita, quella strada che al centro del quadro si perde nello sfondo dove, non per caso, viene raffigurato un tramonto.
Il tutto come in un’equazione: tramonto = crepuscolo, crepuscolo = crepuscolarismo, movimento decadentista che ribadisce, quasi ad essere un “manifesto”, la disgregazione dell’Essere e la distruzione dei fondamenti veri, la perdita di tutti i valori, morali, sociali e culturali della civiltà contemporanea.
Fuga nello spazio
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Olio su tela 200 x 120 - (1996)
Trattasi della grande sfida che gli attuali Governi stanno fronteggiando: le emissioni in atmosfera di gas inquinanti (CFC e CO2), con il conseguente buco nell’ozono e l’effetto serra che avvolge il Pianeta Terra.
I risultati ottenuti sinora appaiono di ben poco conto: il problema va perciò affrontato seriamente, superando gli egoismi nazionalistici, comprendendo che la questione investe chiunque su questo pianeta, e che se non si agisce con tempestività, inevitabilmente si arriverà presto ad una catastrofe, addirittura, ad un’apocalisse.
Questo è il monito lanciato, riprendendo un tema già trattato in altri lavori risalenti al 1970, con largo anticipo rispetto al protocollo di Kyoto.
Anche gli ultimi incontri di Copenaghen sono stati molto deludenti e inconcludenti, il che non deve indurre ad una sterile rassegnazione, ma, piuttosto, ad insistere nella battaglia, prima che sia troppo tardi.
Di qui, l’attualità estrema del discorso che esprime un certo scetticismo e pessimismo: se non ci dovesse essere una drastica inversione di rotta, gli esseri umani potrebbero essere costretti a vivere nello spazio, come prefigura l’opera rappresentata: un’astronave immaginaria con il suo “carico” umano, una famiglia che guarda malinconicamente, da lontano, il Pianeta Terra abbandonato, perché su di esso non è più possibile la vita.
Probabilmente, in futuro, con il progresso scientifico, si riuscirà anche a colonizzare lo spazio ed altri pianeti per poter “sopravvivere”, ma in quali condizioni ed a quale prezzo per l’umanità ?
Il messaggio che viene lanciato è: “Uniamoci, combattiamo, ribelliamoci, non accettiamo impassibili, la fine del pianeta, come fatto ineluttabile, fermiamo questo crimine perpetrato dai “poteri forti” delle multinazionali e dei governi irresponsabili loro complici, prima che sia troppo tardi, prima che il danno sia irreparabile, per il futuro delle prossime generazioni, dei nostri figli!”